Il 28 giugno del 1914 lo studente serbo Gavrilo Princip uccideva a Sarajevo l’erede al trono dell’Impero Austro-Ungarico, Arciduca Francesco Ferdinando d’Austria, unitamente alla consorte, contessa di Hohenberg. Il grave atto costituì, nonostante le apparenze, la causa occasionale della conflagrazione mondiale che a distanza di un mese avrebbe incendiato prima l’Europa e poi il mondo intero, mentre le vere origini dell’avvenimento vanno ricercate soprattutto nelle tensioni politiche ed economiche esistenti tra i Paesi di lingua tedesca (Germania e Austria) e i principali Stati Europei (Francia, Inghilterra e Russia), risalenti ancora alla Guerra Franco-Tedesca del 1870.
Infatti, tra il 1870 ed il 1914, numerosi dissidi turbarono l’equilibrio Europeo. Fra questi possiamo citare la rivalità anglo-tedesca in materia economica e di prestigio coloniale e navale; l’attrito franco-tedesco, per le ferite rimaste ancora aperte nel tessuto territoriale della Francia dopo la vittoria prussiana del 1870, aggravato dagli interventi tedeschi nella questione marocchina; il dissidio austro-serbo, dovuto all’annessione, nel 1908 della Bosnia-Erzegovina da parte dell’Austria; l’attrito russo-tedesco, conseguente all’opera rivolta dalla Germania per attirare la Turchia nella propria sfera d’interesse; infine gli irredentismi favoriti dall’Italia e dalla Serbia che aspiravano rispettivamente a Trento-Trieste e alla Bosnia-Erzegovina.
La Germania, potenza economica e militare di primissimo piano, intravide nella reazione dell’Austria all’eccidio di Sarajevo la possibilità di uscire dall’isolamento politico in cui si era venuta a trovare dopo il 1870. Appoggiò pertanto il comportamento dell’Austria verso la Serbia che rigettò l’ultimatum secondo il quale l’Austria stessa avrebbe dovuto partecipare alla repressione dei movimenti eversivi stanziati nel paese balcanico e alla punizione dei colpevoli del duplice assassinio.
Si arrivò così al conflitto: il 28 luglio del 1914, esattamente dopo un mese da Sarajevo, l’Austria dichiarò guerra alla Serbia, mentre la Russia, per sostenere tale Nazione, ordinò la mobilitazione generale minacciando in tal modo l’Austria e la Germania. Quest’ultima, il 31 luglio, dichiarò guerra alla Russia. Anche la Francia, alleata della Russia, il 2 agosto entrò nel conflitto, mentre l’Inghilterra, che si vedeva minacciare il suo predominio nel Mare del Nord, il 4 agosto intervenne nella tenzone.
La guerra, conseguentemente assunse dimensione mondiale e totale, perché coinvolse anche la popolazione civile. In seguito entrarono nel conflitto anche la Turchia, Romania; Bulgaria, Giappone e Stati Uniti d’America mentre l’Italia, pur facendo parte della Triplice Alleanza con la Germania e l’Austria, proclamò la propria neutralità in quanto il trattato di alleanza aveva carattere difensivo (e non offensivo come nel caso specifico, essendo stata l’Austria a dichiarare la guerra), e prevedeva altresì che i firmatari dell’alleanza avrebbero dovuto accordarsi preventivamente sul conflitto mentre l’Austria era scesa in campo all’insaputa dell’Italia.
Gli Stati impegnati nel conflitto erano certi che la guerra sarebbe stata di breve durata. In particolare lo Stato Maggiore tedesco era certo di concluderla rapidamente liquidando prima la Francia per poi fare massa contro la Russia considerando i lunghi tempi necessari ad essa per portare a termine la mobilitazione delle sue Forze Armate.
Anche se i tedeschi arrivarono fino a 40 chilometri da Parigi aggirando lo schieramento francese attraverso il Belgio, il pronto intervento dell’Inghilterra in Francia e gli iniziali successi russi nella Prussia Orientale, bloccarono il successo tedesco le cui unità, già alla fine del 1914, furono costrette a passare da una guerra di movimento alla logorante guerra di posizione in trincea.
La Grande Guerra mostrò fin dall’inizio tutte le caratteristiche delle guerre moderne di grande usura, per essere ricorsa in modo massiccio all’impiego di sofisticate e potenti artiglierie, di un’aviazione sempre più evoluta, di una letale arma chimica, nonché di mezzi corazzati (autoblindo e carri armati).
Il conflitto, che ebbe termine nel novembre 1918, oltre a sovvertire l’assetto territoriale degli Stati Europei, causando forti tensioni tra vinti e vincitori, foriere di altri conflitti, provocò enormi perdite umane fra la popolazione civile e fra i combattenti.
Questi ultimi ebbero, complessivamente, oltre 9 milioni di morti, 21 milioni fra feriti e mutilati e ben 8 milioni tra prigionieri e dispersi.